Future spose d’Italia, oggi è anche la vostra festa. Per questi 150 dell’Unità d’Italia non voglio fare del facile patriottismo, ma ricordare quando le donne e soprattutto le mogli hanno contato nei secoli precedenti. Non me ne vogliano le signore non sposate, ma visto che per una donna una volta il matrimonio era un percorso obbligatorio è ovvio che fossero la categoria più numerosa.
In questi giorni abbiamo sentito e continueremo a sentire ancora per un po’ discorsi sugli uomini che hanno fatto l’Italia: Cavour, Mazzini, Garibaldi. Sulle barricate, però, c’erano anche molte donne a combattere. Quelle che non combattevano curavano i feriti, preparavano i pasti.
Prima e dopo l’Unità, prima e dopo ogni guerra, sono state le mogli a mandare avanti i campi, le fabbriche, gli ospedali, le scuole. Al ritorno degli uomini spesso riprendevano con dispiacere il loro posto in cucina, più consapevoli però del loro valore e delle loro possibilità
Anche oggi, quando ci perdiamo a parlare di tulle e confetti, non dobbiamo mai dimenticare quanto sia importante il nostro ruolo e quanto lo è sempre stato. Anche se, certamente e per fortuna, l’idea di chi sia una moglie e quali mansioni debba svolgere sta finalmente cambiando.
Più noi donne cresciamo nella consapevolezza che siamo libere si scegliere il nostro futuro, più comprendiamo che il matrimonio prevede che godiamo degli stessi diritti e che prendiamo gli impegni coniugali con la stessa serietà, più saremo in grado di cambiare questa nostra patria (che oggi, polemizziamo un po’, ci svilisce tanto).
Permettetemi, però, ora una brusca virata, per fare spazio ai mariti. Io, ad esempio, sono una donna fortunata. Certo combatto molto, come moglie, per avere un matrimonio equilibrato, ma ho accanto un uomo con cui posso farlo.
Perciò i miei auguri oggi sono per tutte quelle coppie di sposi instancabili, infaticabili, che restano nella memoria delle loro famiglie e che sono uno specchio veritiero della nostra bella Italia. Auguri!
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