Cambio sesso, burocrazia e tribunali. Lui cambia sesso e, sposato, si vede sciogliere d’ufficio il suo stato coniugale da una sentenza. Tutto inizia nel 2008, quando Alessandro Bernaroli, ora Alessandra, si reca al proprio comune di residenza per richiedere il rifacimento della sua carta d’intentità dopo che a seguito delle operazioni chirurgiche ha avuto l’autorizzazione al cambio di sesso.
Il comune di Bologna ha accettato il cambio di genere ma non ha fatto decadere il matrimonio facendo divorziare la coppia d’ufficio. Sulla carta d’identità si legge Stato civile: non ducumentato, ma i coniugi non hanno nessuna intenzione di arrendersi, anche se la Corte d’Appello di Bologna ha ribaltato la sentenza di primo grado che aveva riconosciuto l’unione.
E’ venuta meno la diversità sessuale, si legge nella sentenza della Corte D’Appello. Non resta per i coniugi di tentare il ricorso in cassazione.
Una vicenda controversa che se da un lato oppone la pesante e granitica burocrazia all’amore sacrosanto di due persone, dall’altro suscita qualche dubbio circa un passato rinnegato solo in parte: Se Alessandra Bernaroli ha sentito la leggittima esigenza di cambiare identità perchè non si riconosceva nella sessualità che gli apparteneva, perchè vuol “tenersi” un istituto giuridico (almeno in quest’ambito) che la legge italiana attuale non autorizza per l’unione di persone dello stesso sesso?