Riprendendo un suo celeberrimo intercalare potremmo rispondere all’On. Di Pietro: Che c’azzecca? Riguardo al paragone poco felice della possibilità di un governo tecnico guidato da Monti etichettato su PrimaSerata come un matrimonio tra uomini. A dopo poche ore è on air il bis: nella rubrica “La Telefonata” rincara:
Pd e Pdl dopo uno o due mesi si accorgeranno che non possono stare insieme, visto che due maschi in camera da letto non fanno figli.
Precisiamo subito che l’on. Di Pietro ha prontamente chiesto scusa alla comunità LGBT:
Chiedo profondamente scusa alla comunità Lgbt. La mia è stata una battuta assolutamente infelice ma involontaria. Ribadiamo tutto il nostro impegno nel campo della lotta per i diritti civili e le libertà individuali e proseguiremo la nostra battaglia in Parlamento in tal senso.
In precedenza infatti è lui a insieme a Franco Grillini e Massimo Donadi a proporre un disegno di legge per punire severamente i reati ispirati da sentimenti omofobi. Ma non è un giudizio politico che ci interessa, quanto cercare di fare il punto della situazione su quello che accade all’estero e ciò che succede in Italia.
Non vi è dubbio che il riconoscimento delle unioni civili tra persone dello stesso a New York è stato un segnale forte di come questo diritto venga sempre più riconosciuto, tanto che anche paesi tradizionalisti come la Nuova Zelanda o la Danimarca hanno accolto diverse riforme. Ma in paesi cattolici come la Spagna, benchè ci sia stata la riforma della famiglia voluta da Zapatero, l’ascesa all’esecutivo di un partito di centro costituisce una seria minaccia al disconoscimento dei matrimoni omosessuali.
E in Italia? Forse insieme a Malta saremo l’ultimo paese a riconoscere tali diritti. Ma non credo sia per un’educazione cattolica quanto a un pregiudizio di matrice cattolica. Ed è qui che volevo arrivare: Di Pietro ha fatto benissimo a porgere le sue scuse e a ribadire il suo impegno per la difesa dei diritti degli omosessuali, ma se in 12 ore “spara” due infelici paragoni è interpretabile come un lapsus freudiano che dietro alle battaglie politiche nasconde ancora un certo bigottismo nella nostra cultura.