Mentre cercavo di organizzare il mio matrimonio a circa ottocento chilometri di distanza, mi resi conto che il mio futuro marito non aveva la benché minima intenzione di partecipare ai preparativi, che riteneva superflui come se il ricevimento si potesse organizzare da solo (stile castello incantato de Bella e la Bestia).
Quando, sbuffando e con un’aria da funerale, si decideva a darmi una mano mi saltavano i nervi a tal punto da pensare che forse stavo sbagliando tutto o meglio che stavo proprio sbagliando marito.
Intanto, un’altra mia amica, in tutt’altra parte d’Italia, si stava intanto organizzando per andare a convivere con il suo uomo e scoprimmo, un po’ sconcertate, che anche lei nutriva li stessi sentimenti.
La domanda del secolo perciò era: proviamo i medesimi sentimenti perché stiamo entrambe sbagliando uomo o stiamo subendo il classico stress prematrimoniale e pre convivenza?
Dopo esserci consolate a vicenda, mi sono messa allora ad indagare tra le amiche già sposate e così ho scoperto che quello che si vede nei film è assolutamente vero: ad un certo punto si comincia con il dare tutti in escandescenze, anche se con toni e modalità tutte diverse.
Che fare allora: ignorare o ascoltare quella vocina che comincia a sussurrarti che forse devi fare un passo indietro? Io direi di ascoltarla perché ci sta facendo portando verso la fondamentale scoperta che non stiamo per sposare il principe azzurro, ma il nostro fidanzato.
Anche lui, d’altronde, anche se in quanto uomo non saprà codificarlo o esprimerlo a dovere, prova le stesse sensazioni. Si chiede come mai sia necessario muovere mari e monti per una semplice cerimonia. Non tentate di spiegarglielo, non capirebbe.
Affibiategli dei compiti intimandogli di non fare domande. D’altronde anche lui si sta rendendo conto che non sta per convolare a giuste nozze con la bella addormentata. Ma sono premesse necessarie per rendere valido un matirmonio, non credete?
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