Matrimoni gay: la provocazione dello spot Renault Twingo

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Succederà anche stavolta? La censura sarà il destino di questo bellissimo e poetico spot realizzato dalla casa automobilistica francese Renault per reclamizzare la nuova versione della Twingo? In un paese come l’Italia, in cui l’influenza della religione cattolica permea grande parte dei comportamenti, atteggiamenti sociali e tabù, non ci stupiremmo affatto se ciò accadesse. Lo diciamo con rammarico, perché sarebbe ora di far calare il sipario bigotto su un tema come quello delle unioni omosessuali.

Qualche giorno fa abbiamo parlato, a questo proposito, dello scivolone del candidato alle presidenziali USA Rick Santorum, che è arrivato a mettere sullo stesso piano le nozze gay con la bigamia. Nel nostro Belpaese le cose non vanno poi tanto meglio: ricorderete di certo lo spot Ikea che campeggiava sui cartelloni delle nostre città, in cui i creatori avevano scelto una coppia maschile che si teneva per mano a rappresentare la new family. Rammenterete anche la conseguente reazione scomposta, inopportuna e retrogada dell’allora ministro Giovanardi.

Lo spot Renault Clio inizia in un’atmosfera radiosa e di serenità: una splendida giovane donna in abito bianco si trova in macchina e stringe tra le mani un piccolo bouquet; alla guida c’è il padre, visibilmente emozionato e felice, con cui la ragazza scambia sorrisi e occhiate di complicità.

Scesi dalla macchina e arrivati a destinazione, si assiste al classico tragitto lungo la navata per raggiungere lo sposo che attende l’amata. Ed è qui che arriva la sorpresa: a raggiungere l’uomo in attesa non è la donna, come ci si aspetterebbe, ma il padre stesso. La figlia, dopo aver fatto le congratulazioni e gli auguri al papà, si fa da parte chiaramente entusiasta e felice. Perché, e sarebbe ora di accettare l’idea, la dimensione della famiglia è fatta solo dell’amore che unisce le persone e non è affatto appannaggio esclusivo degli eterosessuali, come dai vari pulpiti si ostinano ad affermare.

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