Ieri sera ho visto un vecchio film ed è stato motivo di riflessione. Si intitola Sei giorni e sette notti, uno dei due protagonisti era Harrison Ford. Lei era una giornalista e scriveva su un famoso magazine americano.
Stava per sposarsi e viveva di sondaggi e statistiche. Vi faccio un esempio… lo sapevate che un’alta percentuale di donne subisce pressioni per lasciare il lavoro nel primo anno dopo le nozze?
Questo è solo un esempio di un passaggio del film! Però riflettendoci mi sono domandata quante volte si prendono decisioni o si agisce e reagisce in base a statistiche e sondaggi. Un’idea simile è quella della “crisi del settimo anno“.
Forse una volta! Adesso quanti matrimoni moderni arrivano al settimo anno? Ecco, vedete? Pregiudizi e preconcetti, dicerie. Siamo forse troppo abituati a sentire degli exit pole e ragioniamo tenendone conto.
Ha però senso? Forse ogni storia è a sè, come si può infilarla in statistiche? Che i divorzi sono molto più di un tempo è vero, ma che dire di quelle donne che magari venivano picchiate e offese psicologicamente che non potevano separarsi?
Per loro il divorzio è un bene. Non si sente dire spesso che gli uomini in casa non fanno niente? Che si mettono sul divano e non contribuiscono? Che noi donne lavoriamo di più e non smettiamo mai? Per alcune di noi è vero, per altre forse un po’ meno se hano la fortuna di avere delle cameriere.
E poi non possiamo fare di tutti gli uomini un fascio. Se arrivo a casa e devo ancora lavorare il mio fidanzato cucina. Forse è come lo impostiamo un rapporto e forse è questo che fa in modo che non diventiamo un numero, una percentuale di una statistica.
Devo però affermare, ad onor del vero, che nel film dicevano che quei sondaggi forse erano un po’… pilotati! Voi che ne pensate?