Fino a oggi il matrimonio rato e non consumato, ovvero quello regolarmente celebrato ma che non si sia poi consumato attraverso un rapporto fisico tra i coniugi passa di competenza alla Sacra Rota, dicastero della Curia Romana ed è il tribunale ordinario della Santa Sede. A stabilirlo è il Papa Benedetto XVI che ha modificato l’articolo 126 della Costituzione apostolica che finora individuava nella Congregazione dei sacramenti i casi di nullità del matrimonio non consumato.
Il Papa ha stabilito che il Tribunale della Rota Romana “funge ordinariamente da istanza superiore nel grado di appello presso la Sede Apostolica per tutelare i diritti nella Chiesa, provvede all’unità della giurisprudenza e, attraverso le proprie sentenze, è di aiuto ai Tribunali di grado inferiore”. E’ un cambio di competenza che interessa tutte quelle coppie che hanno un procedimento di dispensa dal matrimonio rato e non consumato in corso, perchè è già stato costituito un ufficio copentente presso la sacra Rota.
Si tornano così a fare nuove ipotesi sulle conseguenze di questa decisione anche in vista della ricezione da parte diritto italiano delle sentenze della Sacra Rota attualmente regolato dal Concordato. Secondo questo accordo la dichiarazione di nullità del matrimonio religioso non comporta necessariamente l’immediato annullamento del matrimonio civile, perché lo Stato italiano deve accogliere la sentenza ecclesiastica attraverso una procedura chiamata delibazione.
La delibazione in certi casi può anche essere negata. E tra le cause di nullità ammissibili dal diritto canonico e non riconosciute dal diritto italiano c’è proprio il matrimonio ratio e consumato. La consumazione non è rilevante ai fini del diritto italiano o per lo meno non è “accertata” alla luce della dispensa ma verificata per mezzo di una procedura specifica dettata dall’ordinamento giuridico.
Insomma, non è ancora chiaro se il passaggio di competenza dalla Congregazione alla Sacra Rota possa in qualche modo spianare la strada ai ricorsi.