Vi dico subito che non è il caso di generalizzare. Vi parlerò del nord e del sud che ho conosciuto personalmente, essendo io nata in una parte dell’Italia e trasferita, per amore, al capo opposto della penisola. L’idea di quanto fosse diverso il modo di concepire il matrimonio l’ho avuta subito dalla lista degli invitati alle nozze.
Quella di mio marito, il nordista, occupava un foglio A4, la mia, sudista, circa 5 fogli, comprese le partecipazioni, naturalmente. Non è che io volessi invitare o far sapere davvero a tutta quella gente che mi sposavo.
È solo che nel mio sud le cose vanno così: sono considerati parenti stretti anche i cugini di secondo grado, poi ci sono le persone che se non le inviti si offendono e gli amici di genitori e fratelli che anche se tu non li sopporti hanno un posto prenotato sin dall’inizio.
Il mio futuro marito mi guardava molto perplesso: come faremo a pagare il pranzo di nozze? In effetti, stando alla lista, avrei dovuto invitare non meno di duecento persone quando le nostre risorse economiche ci consentivano sì e no una tavolata da cinquanta.
Se però optavo per tale tavolata, ci sarebbe stato posto solo per i parenti e gli amici, cui tenevo moltissimo, sarebbero rimasti fuori dalla lista degli invitati. Perciò ho preso la difficile e scandalosa decisione di rinunciare al pranzo di nozze e di optare per un semplice rinfresco, ma questo ve lo racconterò in una prossima puntata.
Quello che mi diverte è invece constatare che mentre al nord un pranzo di nozze comprende circa dalle sessanta alle ottanta persone, al sud non si sta sotto i duecento invitati. Ahimè, nel tempo il numero è in costante crescita anche per quanto riguarda battesimi e prime comunioni. Essere socievoli, dopo tutto, ha un suo prezzo.
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