Tra tante teorie sul matrimonio – mi sposo, non mi sposo, lo faccio subito, ma no al più tardi – spunta quella di Pam Spurr, psicologa e consulente di coppia. Nel suo raggio d’azione, numerose questioni riguardanti il sesso ma non solo. La Spurr infatti si è occupata anche di ambito matrimoniale affermando un concetto chiaro: se uno dei due partner appare riluttante verso il concetto di matrimonio e il suo contorno, meglio lasciarlo entro un massimo di 3 anni.
Insomma, secondo la Spurr 3 anni dovrebbero bastare a dissipare i dubbi in lui/lei che non vuole saperne del sì. E se ciò non avviene, meglio chiudere la storia invece di aspettare all’infinito.
La psicologa spiega inoltre che il timore del grande passo lo si ritrova soprattutto nei maschietti (il futuro sposo può temere di perdere la propria indipendenza e libertà, e di trovarsi qualche anno dopo con una sconosciuta nel letto), ed è la chiara dimostrazione di un parziale disagio o di poca convinzione nei confronti di quel rapporto.
Il desiderio unilaterale di matrimonio, pensateci, è cosa assai poco salutare. Mai dunque arrivare sull’altare se non si è entrambi convinti. Altrimenti la conseguente separazione davanti a un avvocato è più che assicurata.
Tra le tante storie affrontate dalla psicologa che non hanno visto un lieto fine c’è quella di Anthony, un consulente di 35 anni. Figlio di genitori divorziati, ha giurato che non sarebbe mai salito sull’altare. Ma la sua fidanzata Hannah, 32 anni, direttore di marketing, sognava sin da piccola l’abito bianco. Merito anche della sua famiglia armoniosa.
Il risultato? Gli amici della coppia si sposano uno dopo l’altro e Hannah, sempre più disperata, dà un ultimatum ad Anthony: sposami o ti lascio. Lui l’accontenta ma dopo solo 12 mesi, la coppia scoppia per il risentimento nutrito da entrambi. Occhi aperti e che questa storia sia dunque da esempio…