Il mio adorato fidanzato, l’anima gemella, quello pieno di parole tenere e importanti, che affermava perentoriamente di volermi sposare e che ero l’unica donna della sua vita, ha cominciato a tremare quando, ben due anni dopo il nostro incontro, gli ho detto: è ora di decidere la data del matrimonio. Parliamo di due trentenni, badate bene, non di due ragazzini ancora indecisi sul da farsi.
Sulle prime non volevo crederci: non può essere vero, mi dicevo, questo ignobile luogo comune. Il mio futuro marito non è, non può essere come tutti gli altri uomini. Invece sì. Anche per lui quel piccolo cerchietto sul calendario somigliava alle manette con cui stavo per incastrarlo.
È stato proprio allora, credo, che la patina che ricopriva il principe azzurro ha cominciato a cedere e che l’ho visto trasformarsi in un comune essere umano. Ed un bene che questo avvenga prima del matrimonio, ammettiamolo.
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